8 marzo, giornata internazionale della donna. Dieci anni per porre fine alle disuguaglianze

Strasburgo, 8 marzo 2011 – “Dobbiamo approfittare del secondo decennio del 21° secolo per fare in modo che l’uguaglianza tra uomini e donne diventi una realtà”, ha affermato il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland. “L’uguaglianza nella vita professionale e politica è fondamentale per realizzare un’effettiva parità tra i generi nella sfera privata”. Il Segretario generale ha posto l’accento su tre settori particolarmente rilevanti e insistito sulla necessità di: rispettare il principio di parità delle retribuzioni per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore, accrescere la partecipazione delle donne alla vita politica, e porre definitivamente fine a qualsiasi forma di violenza nei confronti delle donne.

“È necessario compiere ogni sforzo per garantire un’equa remunerazione tra uomini e donne. Non esiste una giustificazione per le disparità retributive tra lavoratori di sesso maschile e di sesso femminile. L’attività professionale costituisce un elemento fondamentale delle nostre società. Le diseguaglianze sono ingiuste e non possono più essere accettate”, ha affermato Jagland.

Uno studio condotto dal Consiglio d’Europa ha dimostrato che tra il 2005 e il 2008, la percentuale di donne elette nei Parlamenti a Camera unica o nelle Camere basse dei parlamenti nazionali d’Europa è passata solo dal 21.8% al 23.7%. “Tenuto conto dell’importanza della vita politica nel definire le priorità e l’orientamento delle nostre società, dobbiamo ascoltare le voci e le opinioni delle donne. Vi deve essere un’equilibrata rappresentanza fra i sessi in politica”, ha sottolineato il Segretario generale.

Jagland ha inoltre invitato i governi ad apportare solido sostegno alla futura Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Questo sarà il primo trattato giuridicamente vincolante che stabilirà il principio secondo cui la violenza contro le donne e la violenza domestica rappresentano violazioni dei diritti umani e non devono essere considerati una faccenda privata. La Convenzione, che presto dovrebbe essere aperta alla firma, offre ai governi una serie di strumenti per combattere la violenza combinando misure di prevenzione, di protezione, di repressione e di politiche integrate.

Per consultare il dossier del Consiglio d’Europa cliccare qui.

Il Segretario Generale del Consiglio d’Europa ha dichiarato di essere profondamente preoccupato per le ripetute estradizioni da parte delle autorità italiane

Strasburgo, 20 maggio 2010 –  Il Segretario Generale Thorbjorn Jagland si è detto profondamente preoccupato per la decisione delle autorità italiane di estradare verso la Tunisia, il 1° maggio, il Sig. Mannai, nonostante le indicazioni contrarie della Corte europea dei Diritti dell’Uomo. “È fondamentale che le misure adottate dalla Corte, riconosciute come giuridicamente vincolanti per la totalità delle Parti alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, siano rispettate da ogni Stato membro. Qualsiasi azione contraria rischia di compromettere il sistema dei diritti umani, essenziale per la tutela di tutti i cittadini europei”, ha precisato nella dichiarazione del 19 maggio.

Questo il  contenuto della dichiarazione: “Suscita in me profonda preoccupazione la decisione delle autorità italiane di estradare il 1° maggio il Sig. Mannai, cittadino tunisino, nel paese d’origine, nonostante la richiesta della Corte europea dei Diritti dell’Uomo di non procedere all’esecuzione dell’espulsione. La Corte aveva ritenuto che vi fossero validi motivi di temere che il Sig. Mannai potesse essere sottoposto a maltrattamenti in Tunisia. L’espulsione del Sig. Mannai ha avuto luogo successivamente ad una recente sentenza pronunciata dalla Corte nel caso Trabelsi. In tale occasione la Corte aveva concluso che, procedendo all’espulsione del ricorrente, l’Italia avesse violato la Convenzione. Ugualmente era accaduto per il Sig. Ben Khemais, la cui causa era ancora pendente innanzi alla Corte, che nel mese di giugno 2008 veniva estradato verso la Tunisia, malgrado una misura provvisoria e in violazione alla Convenzione.In qualità di Segretario generale del Consiglio d’Europa, sono profondamente rammaricato nel constatare il ripetersi di simili azioni da parte delle autorità italiane. È fondamentale che le misure adottate dalla Corte, riconosciute come giuridicamente vincolanti per la totalità delle Parti alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, siano rispettate da ogni Stato membro. Qualsiasi azione contraria rischia di compromettere il sistema dei diritti umani, essenziale per la tutela di tutti i cittadini europei.”

Il Sig. Mannai, cittadino tunisino, è stato arrestato in Austria, il 20 maggio 2005, sulla base di un mandato d’arresto emesso dalle autorità italiane nell’ambito di un’indagine sul terrorismo internazionale. Il Sig. Mannai è stato estradato in Italia il 20 luglio 2005 e condannato a cinque anni di detenzione in seguito ad una sentenza del 5 ottobre 2006. Detta sentenza prevedeva l’espulsione del Sig.Mannai una volta scontata la pena. Il 19 febbraio 2010, la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha chiesto alle autorità italiane di non procedere all’espulsione del ricorrente in Tunisia fino a nuovo ordine (misura provvisoria adottata ai sensi dell’art.39 del Regolamento della Corte).