La CEDU accerta la violazione del diritto alla salute per diciotto ricorrenti a causa dell’incapacità prolungata da parte delle autorità italiane di risolvere la “crisi dei rifiuti” in Campania

Strasburgo, 10 gennaio 2012 – Con sentenza del 10 gennaio 2012, la CEDU ha deciso il caso Di Sarno e altri c. Italia.

La CEDU ha accertato la violazione degli articoli 8 e 13 della Convenzione.

Si tratta di una vicenda riguardante il grave problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania. I ricorrenti avevano lamentato la violazione da parte dell’Italia degli articoli 2 e 8 della Convenzione, perché le autorità pubbliche si sarebbero astenute dall’adottare le misure necessarie a garantire il funzionamento del servizio pubblico di raccolta, trattamento ed eliminazione dei rifiuti, avrebbero inoltre posto in essere una cattiva politica legislativa e amministrativa, danneggiando gravemente l’ambiente e la regione, mettendo in pericolo di vita degli stessi ricorrenti e, in generale, quella di tutta la popolazione locale. Le autorità pubbliche avrebbero inoltre omesso di informare i ricorrenti dei rischi legati al fatto di abitare in un territorio inquinato. I ricorrenti avevano inoltre lamentato la violazione degli articoli 6 e 13 della Convenzione, in quanto le autorità italiane non avrebbero adottato alcuna iniziativa per salvaguardare i diritti degli aventi diritto. Inoltre la magistratura avrebbe proceduto penalmente nei confronti dei responsabili nella “gestione” dei rifiuti con grave ritardo.

Nell’accertare la violazione la CEDU ha poi ritenuto di liquidare ai ricorrenti, ai sensi dell’articolo 41 della Convenzione, le sole spese legali, quantificate nella somma di 2.500 euro.

Il giudice Sajò ha espresso un’opinione dissenziente, allegata alla sentenza.

I Quaderni del Consiglio Superiore della Magistratura

Strasburgo, 17 ottobre 2010 – Segnalo una recente pubblicazione da parte del Consiglio Superiore della Magistratura a cura della Procura Generale della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione. Si tratta del n. 156 del 2010 dei “Quaderni del Consiglio Superiore della Magistratura, dal titolo “Contributi alla giurisprudenza di legittimità”, riguardante gli orientamenti della Procura generale in materia civile, penale e disciplinare 2009.

Tra i vari interventi segnalo in particolare quelli a pagina 55, 101, 104 e 105, rispettivamente riguardanti i criteri di calcolo dell’indennizzo per la durata non ragionevole del processo, il contrasto con la CEDU riguardo all’occupazione appropriativa, la disciplina dei rifiuti e diritto comunitario, e la legge di interpretazione autentica e diritto comunitario.

Ambiente: la Commissione chiede all’Italia di ottemperare alla sentenza della Corte sui piani di gestione dei rifiuti

Strasburgo, 5 ottobre 2010 – La Commissione europea chiede all’Italia di ottemperare alla sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Nel 2007 la Corte ha accertato che non erano stati adottati i piani di gestione dei rifiuti previsti dalla direttiva quadro sui rifiuti e dalla direttiva sui rifiuti pericolosi, oppure che i piani esistenti non avevano attuato correttamente le direttive in alcune regioni e province italiane. Successivamente erano stati approvati i piani per il Friuli Venezia Giulia, la Puglia, Bolzano e Rimini. Tuttavia, il piano programmatico esistente nel Lazio non è ancora conforme alla legislazione dell’UE. Pertanto, la Commissione ha deciso di inviare una lettera di costituzione in mora, ai sensi dell’articolo 260 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Qualora le autorità italiane non intraprendessero le azioni necessarie, la Commissione potrà decidere di adire di nuovo la Corte nei confronti dell’Italia per chiedere che sia condannata a sanzioni pecuniarie.

Il commissario UE per l’Ambiente Janez Potočnik ha dichiarato quanto segue: “I cittadini dell’UE hanno diritto a vivere in un ambiente pulito e sano e pertanto sollecito l’Italia a garantire l’approvazione di una normativa efficace per quanto riguarda i rifiuti su tutto il territorio.”

Piani di gestione dei rifiuti – uno strumento fondamentale

La direttiva quadro sui rifiuti (2006/12/CE) è il documento principale dell’UE che riguarda la normativa sui rifiuti e che codifica i principi basilari sulla gestione dei rifiuti, come ad esempio il principio “chi inquina paga” o quello della “gerarchia dei rifiuti”. I piani di gestione dei rifiuti costituiscono un requisito fondamentale della direttiva, in quanto rappresentano uno strumento essenziale per garantire che venga istituita una solida rete di gestione dei rifiuti sul territorio degli Stati membri.

I piani di gestione dei rifiuti riguardano vari aspetti, come il tipo, la quantità e l’origine dei rifiuti da recuperare e smaltire, i luoghi e gli impianti adatti allo smaltimento e le misure atte a promuovere la razionalizzazione della raccolta, della selezione e del trattamento dei rifiuti.

I requisiti specifici concernenti i piani di gestione per i rifiuti pericolosi sono inoltre stabiliti nella direttiva sui rifiuti pericolosi (91/689/CEE).

A tre anni dalla sentenza di condanna emessa dalla Corte nei confronti dell’Italia per non aver stabilito i piani di gestione dei rifiuti in numerose zone, non è stato ancora predisposto un piano in attuazione della direttiva quadro sui rifiuti per la regione Lazio (nell’Italia centrale). L’Italia si era impegnata ad adottare un nuovo piano di gestione generale dei rifiuti entro la fine del 2009, ma si sono verificati notevoli ritardi e le procedure di adozione per il piano non sono state ancora completate.

Di conseguenza, l’Italia non ha ottemperato alla sentenza della Corte di giustizia e pertanto, la Commissione ha deciso di inviare all’Italia una seconda lettera di messa in mora.