Inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte europea dei diritti dell’uomo

Strasburgo, 23 febbraio 2014 – Il 31 gennaio 2014 si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario della C.E.D.U. Il discorso d’inaugurazione è stato tenuto dal Presidente Dean Spielmann, alla presenza dei rappresentanti delle più alte giurisdizioni degli Stati membri del Consiglio d’Europa.

Facendo riferimento al rapporto annuale sull’attività della C.E.D.U. per l’anno 2013 (qui in versione francese e inglese), il Presidente ha confermato la tendenza positiva iniziata nel 2012: il numero di ricorsi che sono stati decisi con sentenza sono stati 3.659 e il numero di quelli sui cui la C.E.D.U. si è pronunciata è stato di 93.000, il 6% in più rispetto al 2012. Sono, inoltre, diminuiti i casi pendenti, da 128.000 a 99.900 (il 22% in meno rispetto al 2012).

Il Presidente ha fatto poi riferimento ai due nuovi Protocolli 15 e 16, che si sono aggiunti alla Convenzione, nonché allo sviluppo del dialogo tra la Corte di Strasburgo, le giurisdizioni nazionali e il sistema dell’Unione Europea.

In particolare, il Protocollo n. 16 è stato definito come il “Protocollo del dialogo” in quanto destinato a costruire una nuova forma di comunicazione tra le più alte giurisdizioni nazionali e la C.E.D.U. Il sistema infatti, che entrerà in vigore dopo dieci ratifiche, sarà caratterizzato dalla possibilità, per le più alte giurisdizioni nazionali di rivolgersi direttamente alla Corte di Strasburgo, in pendenza di un processo, per richiedere dei pareri consultivi su questioni relative all’interpretazione e all’applicazione dei diritti e delle libertà sanciti nella Convenzione, sul modello di quanto già avviene in Italia con il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Attraverso questo strumento, sarà possibile risolvere casi a livello nazionale senza la necessità di adire la C.E.D.U., anche se ci sarà sempre la possibilità di ricorrere davanti ad essa. Verrà, così, istituzionalizzato, quel dialogo che già esiste e che si è sviluppato nel tempo attraverso le visite reciproche tra membri delle Corti supreme e la C.E.D.U e soprattutto attraverso i reciproci riferimenti giurisprudenziali.

Il Presidente ha infine rilevato che il diritto della Convenzione è diventato da qualche anno, una fonte d’ispirazione, oltre che per i giudici e i legislatori nazionali, anche per le istituzioni dell’Unione europea, in particolare per la Corte di Giustizia e, per la prima volta, anche per il Tribunale.

Il Presidente ha voluto sottolineare che il dialogo  con l’Unione europea diventerà ancora più ampio nel momento in cui vi sarà la sua adesione alla Convenzione e, sebbene siano necessarie ancora numerose tappe perché tale adesione si realizzi, l’accordo del 5 aprile 2013 rappresenta un passo molto importante in questa direzione. Una volta realizzatasi tale adesione, sarà possibile sottoporre gli atti dell’Unione europea al controllo della C.E.D.U., consentendo un controllo giurisdizionale a garanzia dei diritti fondamentali. I negoziati, ha precisato il Presidente, terranno conto del carattere non statale dell’Unione Europea: si creerà, infatti, un meccanismo detto del “co-difensore” e ci sarà la possibilità di un ricorso preventivo alla Corte di Giustizia dell’Unione.

(Articolo redatto con la collaborazione della dott.ssa Alessia Valentino)

Riforma della Corte europea dei diritti dell’uomo: apertura alla firma del Protocollo n.15

Strasburgo, 28 giugno 2013 – Il Protocollo n.15 di emendamento alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali è stato aperto alla firma degli Stati membri nel corso di una cerimonia svoltasi il 24 giugno scorso, presso la sede del Consiglio d’Europa a Strasburgo.

La giurisprudenza della Corte indica che gli Stati godono di un margine di apprezzamento su come applicare e attuare la Convenzione, a seconda delle circostanze del caso e dei diritti in causa. Ciò in quanto il sistema della Convenzione è sussidiario rispetto alla salvaguardia dei diritti umani a livello nazionale. Su queste basi, il Protocollo n. 15 introduce nel preambolo della Convenzione un esplicito riferimento al principio di sussidiarietà e alla dottrina del margine di apprezzamento.

Tra le altre modifiche introdotte dal Protocollo n. 15 figura la riduzione da sei a quattro mesi del termine entro il quale un ricorso può essere introdotto davanti alla Corte dopo la decisione interna definitiva.

Il trattato è frutto dei lavori realizzati nell’ambito della riforma della Corte. In occasione delle Conferenze di Interlaken (2010) e di Smirne (2011), gli Stati membri hanno infatti unanimemente convenuto sulla necessità di riformare il meccanismo di controllo della Convenzione, al fine di garantirne l’efficacia a lungo termine e hanno adottato programmi d’azione e di monitoraggio al riguardo. La Dichiarazione adottata in occasione della Conferenza di Brighton (2012) ha formulato proposte specifiche per garantire il successo di tale riforma, per dare seguito alle quali è stato elaborato il Protocollo n. 15.

Il Protocollo n. 15 è stato firmato nel corso della cerimonia dai seguenti Stati: Andorra; Armenia, Cipro, Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Romania, Regno Unito, San Marino, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Il Protocollo n. 15 entrerà in vigore dopo la ratifica da parte di tutti gli Stati membri.