L’aumento allarmante delle richieste di adozione di misure cautelari nei casi di espulsione e respingimento spinge la Corte europea dei diritti dell’Uomo a chiedere la massima collaborazione ai Governi, ai ricorrenti e ai loro avvocati

Strasburgo 7 marzo 2011 – Il Presidente della CEDU, Jean-Paul Costa, con una dichiarazione dell’11 febbraio 2011 è autorevolmente intervenuto per lanciare l’allarme sull’aumento impressionante di richieste di intervento cautelare presentate nel corso degli ultimi anni ai sensi dell’articolo 39 del Regolamento, in tema di espulsione e respingimento.

Tra il 2006 e il 2010 tali richieste hanno infatti visto un aumento pari al 4.000 % passando da 112 nel 2006 a 4.786 nel 2010. In particolare, tra ottobre 2010 e gennaio 2011, la CEDU ha ricevuto 2.500 richieste riguardanti il respingimento verso un solo Stato, di cui 1.930 proposte contro la Svezia. Un’ampia maggioranza di queste richieste erano tuttavia incomplete perché non avevano informazioni sufficienti per permettere alla CEDU di valutare correttamente i rischi relativi al ritorno. Nel 2010, sono state presentate oltre 2.000 richieste contro il Regno Unito, 400 contro i Paesi Bassi e 300 contro la Francia.

A causa dell’afflusso elevato di richieste, la CEDU spesso non è in grado di contattare i ricorrenti per richiedere loro i documenti necessari per una corretta valutazione del loro caso. Inoltre, per la CEDU è spesso difficile stabilire una corretta priorità tra le richieste presentate, in quanto non è messa a conoscenza della data precisa dell’esecuzione dell’espulsione. Esiste quindi il rischio che quel numero limitato di ricorrenti, la cui vita o integrità fisica è realmente minacciata in caso di respingimento, non trovi risposta adeguata.

Il Presidente della CEDU ha inoltre ricordato che tali domande devono essere trattate in via prioritaria, ma ciò va ad incidere sul buon funzionamento della CEDU che dispone di risorse umane non illimitate.

Per tali ragioni, il Presidente della CEDU ha invitato i Governi dall’astenersi di espellere, estradare o allontanare una persona quando, dopo che si è esaminato il suo caso a livello nazionale, si possa ritenere che sia esposta a un rischio reale di danni gravi e irreversibili in caso di allontanamento, invitando inoltre gli Stati contraenti a sospendere tutti i trasferimenti verso un Paese quando sia stato accertato il rischio grave per la vita o l’integrità fisica delle persone.

Il Presidente della CEDU ha poi invitato gli Stati aderenti alla Convenzione europea e ai suoi Protocolli di prevedere a livello nazionale dei ricorsi con effetto sospensivo dei provvedimenti di espulsione che siano effettivi e corretti, in conformità con la giurisprudenza della CEDU, stabilendo un esame equo ed entro un termine ragionevole della questione a rischio.

Inoltre, una volta che la CEDU ha indicato una misura cautelare, questa deve essere rispettata dal Governo interessato.

Il Presidente ha infine invitato i ricorrenti e i loro avvocati a rispettare le istruzioni pratiche riguardanti le richieste di applicazione delle misure cautelari (qui in versione francese e inglese).

Tali richieste devono in particolare essere individuali, motivate adeguatamente, accompagnate da tutti i documenti necessari per dare un quadro della situazione completo ed esaustivo, inviate tempestivamente per dar modo alla CEDU di valutare il caso.