Nel caso Oliari c. Italia la mancanza di riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso nell’ordinamento italiano è motivo di violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare

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Strasburgo, 21 luglio 2015 – Con la sentenza Oliari c. Italia emessa oggi, 21 luglio 2015, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha unanimemente stabilito che vi è violazione dell’articolo 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata e familiare).

Il caso riguarda la vicenda di tre coppie omosessuali che hanno eccepito di non avere alcuna possibilità di contrarre matrimonio o di ottenere un qualsiasi altro tipo di riconoscimento legale in Italia.

Con la pronuncia di oggi, la C.E.D.U. ha rilevato che non esiste alcuna tutela giuridica attualmente disponibile in Italia per le coppie dello stesso sesso.

Secondo la C.E.D.U., il riconoscimento legale delle unioni civili sarebbe il modo più appropriato per garantire la relazione per le coppie dello stesso sesso.

La C.E.D.U. ha fondato il proprio convincimento basandosi anche sulla tendenza esistente all’interno dei paesi aderenti al Consiglio d’Europa dove, su 47 ben 24 di essi hanno adottato legislazioni favorevoli al riconoscimento legale delle coppie omosessuali. La C.E.D.U. ha inoltre richiamato le pronunce della Corte costituzionale italiana la quale ha ripetutamente invitato al riconoscimento legale delle coppie omosessuali.

Sono intervenuti nella procedura, come parti terze, molte organizzazioni non governative, ovvero FIDH (Fédération Internationale des ligues de Droit de l’Homme), AIRE Centre (Advice on Individual Rights in Europe), ILGA-Europe (European Region of the International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), ECSOL (European Commission on Sexual Orientation Law), UFTDU (Unione forense per la tutela dei diritti umani), LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo), Associazione Radicale Certi Diritti ed ECLJ (European Centre for Law and Justice).

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