Strasburgo, 9 maggio 2016 – Sul patto tra l’Unione europea e la Turchia è stato reso pubblico un comunicato del 4 maggio 2016, rilasciato dalla Conferenza delle organizzazioni internazionali non governative – OING del Consiglio d’Europa, con cui è stato espresso la condivisibile indignazione di fronte al trattamento dei rifugiati accolti in Grecia e in Turchia.
La Conferenza delle OING ha affermato che il principio enunciato nell’accordo tra l’Unione europea e la Turchia del 18 marzo 2016, secondo cui per ciascun rifugiato siriano rinviato dalle isole greche verso la Turchia un altro rifugiato che soggiorni in Turchia sarà inviato verso un paese europeo, trasforma queste persone in mercanzia. Le organizzazioni internazionali non governative denunciano l’illegittimità della sottoscrizione di tale accordo, il cui statuto rimane controverso e discusso da parte degli esperti[1]. La sua sottoscrizione è sopraggiunta prima di ogni esame di fattibilità ed ha avuto come primo effetto immediato uno spostamento dei flussi migratori verso l’Italia, attraverso il mediterraneo.
La Conferenza delle OING del Consiglio d’Europa ha richiesto che ogni domanda d’asilo sia esaminata nel rispetto della Convenzione internazionale del 1951 riguardante lo status dei rifugiati e il suo Protocollo del 1967, nonché nel rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ogni categorizzazione che permetta di favorire i cittadini di alcuni paesi rispetto ad altri è discriminatorio ai sensi dell’articolo 1 di tale Convenzione.
I diritti fondamentali delle persone vulnerabili
La Conferenza delle OING ha evidenziato che le condizioni degradanti e umilianti costatate nei campi che si trovano in Grecia e in Turchia mostrano che questi due paesi non sono in grado di assicurare condizioni che soddisfino I bisogni fondamentali dei rifugiati (necessità di protezione fisica, accesso alle cure e a un alloggio decente). Nessuna considerazione specifica è stata rivolta alle esperienze e alle diverse condizioni di migrazione tra donne e uomini vittime dei conflitti armati, nonostante le donne, le giovani e le bambine siano esposte a grave pericolo durante l’attraversamento delle frontiere. Amnesty International, nella raccolta delle testimonianze del 18 gennaio 2016 (Amnesty International, 18 gennaio 2016), ha evidenziato che lo sfruttamento sessuale delle donne e la tratta degli esseri umani inizia sulla strada dei Balcani e continua nei campi dei rifugiati nei paesi considerati “sicuri”. La Conferenza delle OING ha espresso un grande stupore riguardo al fatto che questi elementi fondamentali di protezione delle persone accolte non siano stati menzionati nell’Accordo tra Unione europea e Turchia. La Conferenza delle OING ha chiesto pertanto che le autorità conducano delle inchieste approfondite sui delitti che possono essersi verificati in tali campi.
La Conferenza delle OING ha denunciato inoltre che i luoghi di accoglienza non sono sufficientemente equipaggiati e adattati per garantire la protezione di alcuni spazi dedicati alle donne e alle giovani, che permettano di soddisfare i loro bisogni specifici. Le donne incinte non beneficiano in certi Stati membri di alcuna cura e non hanno alcun diritto. Il recepimento della Convenzione di Ginevra, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e di altri trattati nelle legislazioni nazionali è spesso a detrimento di queste donne.
I bambini rifugiati (i minori non accompagnati o separati dai loro genitori) devono essere presi in considerazione in modo specifico da parte della classe politica. Le politiche migratorie non dovrebbero in alcun caso favorire la separazione dei minori dalle loro famiglie, ma, al contrario, privilegiare i raggruppamenti familiari. La Conferenza delle OING ha chiesto a tutti i governi dell’Unione europea di fare tutti gli sforzi necessari per garantire delle condizioni di vita decenti nei campi in modo che non si trasformino in « cimiteri a cielo aperto », così come indicato da alcuni deputati francesi in occasione della loro visita nei campi di Atene (Le Monde, 23 aprile 2016).
Il diritto di asilo
La Conferenza delle OING ha chiesto che le condizioni di accesso alla procedura d’asilo devono rispettare le norme internazionali e le domande devono essere trattate in modo che siano giuridicamente impugnabili da parte degli interessati. Attualmente, il numero delle domande supera le capacità delle autorità amministrative, che non garantiscono decisioni affidabili. I pochissimi professionisti, inviati in Grecia dalle autorità nazionali per istruire i dossier di richiesta d’asilo, si ritrovano in una situazione che rischia di porli in conflitto con la legge internazionale. Conformemente alla risoluzione 2109 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, la Conferenza delle OING ha sottolineato che “il rinvio dei rifugiati siriani in Turchia” in quanto “primo paese d’asilo” potrebbe essere “contrario al diritto dell’Unione europea e/o al diritto internazionale”. La Conferenza delle OING chiede al Governo greco e turco di applicare le considerazioni giuridiche formulate dall’UNHCR del 23 marzo 2016 sul ritorno dei richiedenti asilo e dei rifugiati in provenienza dalla Grecia e diretti verso la Turchia e di tener conto dell’interpretazione giuridica della nozione di “paese terzo sicuro” e di “primo paese d’accoglienza” nella procedura d’asilo[2].
La trasparenza e la non incriminazione
Secondo la Conferenza delle OING i Governi e i media hanno l’obbligo di agire contro il discorso dell’odio e la retorica disumanizzante che confonde i rifugiati con i terroristi. La Conferenza delle OING ha chiesto alle autorità di condurre azioni all’interno dei campi in tutta trasparenza, di dare accesso ai campi ai giornalisti e alle OING in modo che possano trasmettere informazioni affidabili e le più vicine alla realtà. Le OING devono essere autorizzate a condurre delle campagne d’informazione di massa per i rifugiati, apportare le cure, l’assistenza psicologica e sociale e l’aiuto giuridico, senza rischio di essere criminalizzati dagli Stati.
Gli impegni degli Stati membri del Consiglio secondo i trattati internazionali
La Conferenza delle OING del Consiglio d’Europa, forte delle azioni condotte dai suoi membri presso i rifugiati, ha ricordato agli Stati membri del Consiglio d’Europa i loro impegni assunti in forza dei trattati internazionali. Secondo la Conferenza delle OING, la classe politica internazionale ha il dovere di reagire contro i muri di odio che si erigono in Europa. La costruzione di muri fisici e simbolici accompagna l’adozione di politiche securitarie nazionali e internazionali, fatto che rinforza il sentimento d’insicurezza fittizio o reale all’interno della società. Gli Stati membri interessati non devono dimenticare che, tra le persone che cercano di entrare nell’Unione europea, vi sono persone che hanno bisogno di protezione internazionale. I controlli alle frontiere non devono violare i diritti di protezione garantiti dai trattati internazionali.
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[1] Maarten den Heijer, Thomas Spijkerboer (Universiteit van Amsterdam) (7 April 2016). Is the EU-Turkey refugee and migration deal a treaty? EU Law Analysis http://eulawanalysis.blogspot.fr/2016/04/is-eu-turkey-refugee-and-migration-deal.html?m=1 Marx R. (14 March 2016). Legal opinion on the admissibility under Union Law of the European Council’s plan to treat Turkey like a “safe third stat” http://www.asylumineurope.org/sites/default/files/resources/160315_legal_opinion_by_dr_marx_turkey_is_no_safe_third_state.pdf Anna Di Bartolomeo, Robert Schuman (April 2016). EU Migration Crisis Actions with a focus on the EU-Turkey Agreement, Issue 2016/04, Migration Policy Centre, www.migrationpolicycentre.eu Simon Cox (September, 2015). EU attempts to block migrants reaching its borders: do European human rights apply http://www.halsburyslawexchange.co.uk/curbing-migrant-traffic-by-blocking-eu-borders-do-european-human-rights-apply/ Özlem Gürakar Skribeland (2016). Seeking Asylum in Turkey. A critical review of Turkey’s asylum laws and practices. Norvegian Organisation for Asylum Seekers http://www.asylumineurope.org/sites/default/files/resources/noas-rapport-tyrkia-april-2016_0.pdf
[2] UN High Commissioner for Refugees [UNHCR], Legal considerations on the return of asylum-seekers and refugees from Greece to Turkey as part of the EU-Turkey Cooperation in Tackling the Migration Crisis under the safe third country and first country of asylum concept, 23 March 2016, available at: http://www.refworld.org/docid/56f3ee3f4.html ).