Strasburgo, 22 febbraio 2009 – Il 5 febbraio 2009, il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Euroa (CPT) ha pubblicato il rapporto sulla visita ad hoc effettuata nella Repubblica ceca nel marzo-aprile 2008 nonchè la risposta fornita dal governo ceco. I due documenti sono stati pubblicati su richiesta delle autorità ceche.
Uno dei principali obiettivi della visita è stato quello di esaminare la pratica della castrazione chirurgica effettuta sulle persone condannate per reati sessuali. La delegazione del CPT ha avuto contatto con nove condannati per reati sessuali che avevano già subito la castrazione chirurgica nonchè con altri cinque in attesa di essere sottoposti a tale intervento. Inoltre, sono stati esaminati 41 dossier appartenenti a persone che hanno subito questo intervento tra il 1998 e il 2008. Sono stati consultati medici e alti funzionari. Il CPT ha constatato che la castrazione chirurgica è stata praticata sia su persone che avevano commesso reati senza violenza, contrassegnati in sostanza da pulsioni esibizionistiche, che su persone violente.
Nel suo rapporto il CPT solleva diverse obiezioni sulla castrazione chirurgica come sistema di trattamento dei delinquenti colpevoli di reati sessuali. In primo luogo, si tratta di un intervento i cui effetti fisici sono irreversibili con conseguenze dirette o indirette sulla salute mentale. Inoltre, non esiste alcuna garanzia che il risultato ricercato, ossia la diminuzione del livello di testosterone, perduri nel tempo. Inoltre, tenuto conto del contesto in cui viene proposto l’intervento, sono stati sollevati dubbi sul consenso dato dagli interessati, ritenuto non sufficientemente libero e informato. Il CPT ha anche segnalato alle autorità ceche che esistono terapie alternative efficaci per il trattamento di delinquenti che abbiano commesso reati sessuali.
Le autorità ceche hanno affermato che la castrazione chirurgica è stata praticata con il consenso libero e informato dei pazienti. Le autorità ceche ritengono anche che le ragioni del CPT siano insufficienti e infondate e pertanto non sufficientemente convincenti per abbandonare tale pratica.