Strasburgo, 5 marzo 2013 – Qui sotto troverete l’intervista da me rilasciata a Cinzia Inguanta e pubblicata il 15 agosto 2012 su Verona in.
Antonella Mascia: da Verona alla Corte dei diritti umani di Strasburgo
La storia della veronese Antonella Mascia, avvocato giurista presso la Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo, è emblematica per molte ragioni. Prima di tutto è la storia di una donna, con una forte passione civile, che da sola è riuscita a costruire un percorso professionale di altissima rilevanza, che per riuscire ad esprimere le sue potenzialità ha dovuto lasciarela sua città, che tra mille difficoltà è riuscita a conciliare la vita familiare con quella professionale, che continua ad amare il suo paese e a combattere per i valori in cui crede. La sua storia professionale inizia a Verona, dove apre uno studio legale occupandosi principalmente di diritto civile, diritto di famiglia, diritto ambientale e diritto dei migranti. Per motivi personali si trasferisce a Strasburgo.
«A Strasburgo – racconta Mascia – ho iniziato tutto daccapo, con il sogno di avere un altro figlio, che poi non è arrivato, e di stare vicino a quello che avevo. A Verona non riuscivo a fare bene, contemporaneamente, la mamma e l’avvocato. Mi sentivo lacerata tra due realtà che mi appassionavano e in cui credevo profondamente. Dopo un paio d’anni di permanenza a Strasburgo ho ripreso a lavorare. Nel frattempo avevo imparato il francese, avevo conosciuto qualche amico/a, avevo trovato casa e amici per il mio bambino. Avevo speso tutte le mie energie e il mio entusiasmo per fare in modo che la mia famiglia si ambientasse bene nella nuova città».
Nel 2003, la svolta con uno stage di tre mesi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo: «Avevo 42 anni, ero stata avvocato per 11 anni, l’ambiente era fatto di gente più giovane e senza la mia esperienza. Penso che la mia umanità e le mie capacità mi abbiano aiutato in quei tre mesi. In seguito infatti, ho avuto la possibilità di essere assunta, anche se a tempo determinato, ininterrottamente sino al luglio 2007. Ho lavorato molto, ho conosciuto bene il sistema della Convenzione, la Corte. Facevo parte della Cancelleria, una bella “macchina da guerra”, con tutti i pro e contro. Per la prima volta lavoravo con tante persone, ero parte di un meccanismo. Mentre ero alla Corte ho conseguito anche un master in diritto internazionale, diritti dell’Uomo, presso l’Università R. Shuman di Strasburgo. È stata una bella esperienza, ho potuto conoscere delle persone eccezionali, speciali perché si occupavano di diritti umani». Dal luglio 2007 fino a dicembre 2009, Mascia lavora al Consiglio d’Europa, al CPT (Comitato Prevenzione Tortura), alla divisione penale del servizio legale del Consiglio d’Europa. Infine, diventa giurista presso il Segretariato dellaCommissione europea per la Democrazia attraverso il diritto (la Commissione di Venezia), dove svolge attività di ricerca giuridica, predispone rapporti e coordina, in qualità di responsabile, i seminari UniDem Campus a Trieste.
Ma non è ancora abbastanza perché come ci spiega «Nel frattempo ho coltivato un altro sogno. Quello di tornare a fare l’avvocato. Nel 2008, ho aperto un blog sui diritti fondamentali, perché, per me, era importante mettere “in circolo” quello che sapevo. Il blog si chiama “Diritti fondamentali, quale tutela?” (www.antonellamascia.com). Nel 2010 ho ricominciato a fare l’avvocato. Una nuova strada e tante incertezze. Ero sulla soglia della cinquantina, di nuovo tutto daccapo. A novembre 2010 ho aperto lo studio legale a Strasburgo e ho iniziato a collaborare con lo studio ALV Avvocati Associati di Verona. Mi occupo di diritti fondamentali, presento ricorsi alla Corte europea su questioni diverse, nuove, che sono importanti, che possono permettere al mio Paese di migliorare, che possono dare la percezione che non si può rinunciare, mai, al rispetto della dignità umana. È un lavoro tutto nuovo, che invento tutti i giorni, su basi completamente diverse dagli schemi classici imposti normalmente dall’ambiente professionale da cui provengo, che trovo molto soffocante per certi aspetti.
Sono una donna, voglio lavorare con i miei tempi, le mie sensibilità, la mia femminilità, la mia intelligenza. Voglio trasmettere le mie conoscenze ai più giovani, perché è questo l’unico modo per contribuire al cambiamento».
Cinzia Inguanta